Al giro di boa il Futsal Breganze si è classificato in nona posizione. A commentare per noi il girone di andata, prima della prima partita del ritorno (già iniziato per le altre, ma con le biancorosse ferme ai box per il turno di riposo) che domenica vedrà arrivare a domenica una delle formazioni più forti in Italia, l'Olimpus Roma, è Raffaele Merlo, papà tuttofare del nostro Breganze, che ci racconta le difficoltà, gioie e dolori che hanno caratterizzato questa prima parte di stagione.
Un girone d'andata a fasi alterne per il Breganze: il bilancio è positivo o negativo?
Beh, non possiamo nasconderci, l'abbiamo già detto: c'è un po' di rammarico per aver fallito il nostro primo obiettivo stagionale, quello di andare a giocare le Final Eight di Coppa Italia. Purtroppo però rispetto allo scorso anno abbiamo perso dei tasselli importanti e ci è voluto del tempo per sostituirli. Questo sicuramente l'abbiamo pagato, anche se a volte neppure la dea bendata è stata dalla nostra parte.
Quali sono state la partita migliore e la peggiore del girone d'andata del Breganze?
Penso che la prestazione più negativa, incolore sia stata in casa contro il Falconara, mentre quelle con la Ternana o il Kick Off, ma anche l'ultima con la Bellator sono state prestazioni positive a mio avviso, anche se nella maggior parte dei casi non siamo riusciti a portare a casa i tre punti.
Cosa ti aspetti da questa seconda parte di stagione?
Credo che la squadra possa raggiungere i play off: a parte tre squadre (Pescara, Olimpus e Ternana) ce la giochiamo con tutte, poi chiaro, possiamo vincere come perdere. Credo che alla nostra portata ci siano il sesto, settimo e ottavo posto, più su è difficile arrivare e questo purtroppo vuol dire che si incontrerebbe subito una squadra forte, ma poi ai play off può succedere di tutto, l'importante è arrivarci.
Purtroppo le difficoltà non hanno riguardato solo il campo: Breganze ha perso uno dei suoi pilastri, Andrea Mazzon. Cosa manca più di lui?
Per me il Breganze è una grande famiglia, e come in ogni famiglia quando viene a mancare una persona si perde qualcosa di realmente importante. In più Andrea aveva, grazie anche alla sua esperienza, la grande capacità di gestire e trovare l'equilibrio nelle situazioni più complicate quindi ci aiutava a mediare. Personalmente era una delle persone con cui mi trovavo meglio all'interno dell'ambiente del calcio a 5, l'ho conosciuto più di 10 anni fa e lavorare con lui è stato un onore.
Tornando al calcio giocato, il 2018 è iniziato con il piede giusto: oltre alla vittoria (4-0) sulla Bellator, anche il riconoscimento a Bianca Castagnaro. Cosa significa per la squadra e per l'ambiente?
Bianca è una fuoriclasse: averla tra di noi è un onore. Nella prima parte di stagione abbiamo pagato anche la sua assenza, senza nulla togliere a Fincato che l'ha sostituita egregiamente, penso e spero che in questa seconda parte sarà determinante. Il premio in sé magari vale fino ad un certo punto, ma può essere il primo, terzo o sesto, rimane comunque un riconoscimento di alto valore: vuol dire essere tra le migliori al mondo. Quello che più conta per noi però è come lei si atteggia e si mette a disposizione delle compagne: è, oltre che un'atleta, anche una persona fenomenale.
Guardando verso il futuro: ne abbiamo già parlato, in questa seconda parte le ragazze della Juniores avranno la possibilità, a turno, di allenarsi e magari anche fare il loro esordio in Serie A. Cosa vuol dire per le giovani leve biancorosse?
Da quando ho cominciato a seguire e preso in mano il Breganze abbiamo sempre fatto il settore giovanile e credo che Francesca Fincato sia l'esempio più bello: lei è partita dalle Giovanissime e ora, a 20 anni, ha dimostrato di poter giocare ai massimi livelli. Quindi questo è l'augurio che facciamo a tutte le ragazze del nostro vivaio: vogliamo che questo le sproni a fare ogni giorno meglio. Purtroppo qui in Veneto ci scontriamo con una realtà povera: nel campionato Juniores ci sono solo cinque, anzi quattro dopo il ritiro della Fenice, e quindi per noi, che siamo presenti all'interno delle scuole, diventa difficile “convincere” le ragazze.